Mauritania: la regina del deserto
Finalmente arriva il momento di partire per questo viaggio così tanto atteso, desiderato ed immaginato.
Il primo impatto mi mostra che la sabbia arriva anche in città e ricopre quasi tutto; la sabbia soffice ai margini della strada mi accompagna in tutto il percorso che mi porta a raggiungere la prima meta.
A tratti asfalto, attorniato da distese piatte di polvere e sabbia e poi dune più alte che spesso ricoprono sinuose parte della strada.
Lo spazio si fa sempre più grande e i miei occhi possono viaggiare fino ai margini dell’orizzonte portando con sé anche la mente e l’immaginazione.
Ancora una volta incontro l’Oceano Atlantico in tutta la sua impetuosità e grandezza, bordato, in questo caso, anch’esso dalla sabbia del Sahara.
Navigare nelle acque placide e calme della laguna di Banc d’Arguin mi fa pensare ad un tempo passato, che probabilmente non ho mai vissuto fisicamente, ma che sa di eternità, di qualcosa che è sempre esistita e che ancora esiste quasi completamente immutata.
Il mio viaggio prosegue e si abbandona l’asfalto che mi accorgo essere fatto di conchiglie e continua a catturare il mio sguardo stupito nonostante non lo ami.
Le piste mi portano su distese di sabbia soffice come il borotalco, ora su pietre e su terreni misti catapultandomi continuamente in paesaggi molto diversi fra loro e di strabiliante bellezza.
Tutto è ancora intatto ed immutato, modellato dal vento e dal sole, e poco da mano umana.
Incontro vari nomadi coi quali mi fermo a scambiare qualche parola e a bere un thè.
Con sguardo fiero e gentile mi danno il benvenuto nella loro terra.
Raggiungo la città di Chinguetti, dal nome così bello e suggestivo – ho sempre pensato, e mi vengono aperte le porte di importanti biblioteche.
Molti testi qui conservati sono preziosi, preziosissimi e continuano a diffondere, oltre alla saggezza che hanno portato, lo scorrere inesorabile del tempo in un luogo così ostile.